Riccardo Pirrone

ALLARME SESSISMO

Poiché é la seconda volta che qualcuno mi accusa di sessismo, vorrei sapere quando finirà questo continuo allarmismo.

Capisco la crisi di governo, ma abbiamo perso perfino la nostra libido?

Il corpo di una donna o di un uomo non è da condannare a prescindere. La pubblicità deve essere sincera e deve parlare in modo diretto. Può anche educare, ma non deve prendere in giro nessuno, non è la sua ragione di vita.
Negli anni 80/90 grazie alla “rivoluzione sessuale” per la prima volta si cominciarono a vedere annunci contenenti modelli molto sexy o quasi nudi, il corpo è diventato in quegli anni per entrambi i sessi un protagonista centrale del mondo pubblicitario, come d’altronde stava diventando sul piano sociale. (allego esempi)
Passa il tempo e cambia il consumatore. Cambia la visione della sessualità, forse più consapevole, più vista, ma meno vissuta.
Oggi tutti i pubblicitari, soprattuto in ambito social, sono terrorizzati da queste cellule impazzite di femministe nazi, che creano shitstorm basate sul nulla. E quindi si tende al ribasso, si tende a non essere troppo ammiccanti.
Sono nati gruppi nazi come La pubblicità sessista offende tutti amministrati da una signora di nome Annamaria Arlotta, femminista convinta, che fa pubblicare ogni giorno pubblicità a suo dire SESSISTE, che sfruttano il corpo delle donne (principalmente) per fini commerciali.
In quel gruppo vige una sola regola: il corpo in pubblicità è sessismo. Punto. La donna non può cucinare. Punto. E quindi è sessismo se un centro termale fotografa una donna in costume, è sessismo se una ragazza mangia il ghiacciolo dell’estathè, è sessismo se Giorgio Pasotti organizza una festa, ma è la sua ragazza che prepara le piadine del Mulino Bianco, è cattivo gusto se un Chirurgo Plastico afferma di rifare le tette che cadono (Tralasciando il fatto che il post era abbinato come real time marketing alla caduta del governo Giallo-Verde).
Ci sono anche pubblicità oscene, è vero, ma sono volantini di piccoli negozi di provincia, post di pagine con 3 like o qualche vecchio cartellone visto mille volte, su cui loro si sfogano e trovano piacere.

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I LOVE CHIRURGIA
Devo tornare sull’argomento #ChirurgiaPlastica, perché ci sono state alcune polemiche dopo il post di real time marketing sul seno rifatto.
Tralasciando le accuse di sessismo infondate, su cui non torno, perché non mi convincerete mai a non usare (anche) l’immagine di un seno per pubblicizzare un intervento al seno, per paura (vostra) della mercificazione della donna.
Una seconda accusa riguarda il messaggio del post che proponeva una donna che non accetta l’invecchiamento o l’imperfezione del corpo e che è disposta ad intervenire chirurgicamente per migliorare la propria apparenza.

Ho letto commenti di sdegno dagli esperti di settore: Cattivo gusto – Infame – Non è un modello di donna da pubblicizzare – Questi non sono i veri valori delle donne – Sono stereotipi – Offensiva – Propone interventi chirurgici inutili.
Partendo dal fatto che a me piace smontare stereotipi e credo di averlo dimostrato molte volte, ma in ogni caso voglio condividere alcuni post della linea editoriale social che stiamo portando avanti con il Professor Giulio Basoccu.
Sono mesi che informiamo e orientiamo il nostro target ad un uso cosciente della chirurgia plastica. Lo facciamo seguendo la filosofia del brand e cioè lo stile e il carattere di Giulio, che è professionale, schietto e simpatico.
Questo però non ci vieta, appunto, di essere schietti con le nostre clienti e di dire palesemente quello che facciamo. Rifacciamo seni cadenti.
Rifacciamo seni piccoli o troppo grandi.
è la verità.
Vorrei sapere perché siamo arrivati al punto di giudicare chi non riesce ad accettarsi o vuole solo vedersi diversa/o?
Perché ci permettiamo di chiamare INUTILI degli interventi che possono dare gioia o risolvere dei problemi?
Come ci viene in mente di etichettare una professione come infame?
Lo sappiamo tutti che ci sono cose più importanti nella vita, ma so anche che se qualcuno sta meglio dopo aver risolto un difetto, chirurgicamente o psicologicamente che sia, io sono contento per lui e gli infami siete voi.

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